Finale
di potenza mono, valvolare, ASSO DI PICCHE (ACE OF SPADES, per gli
anglofoni)
Il
primo amplificatore valvolare che ho costruito, una quindicina di
anni fa, è stato il finale stereo Hi Fi con due EL34 da 8W per canale,
proposto in kit dalla compianta rivista Nuova Elettronica. E' stato
la mia prima "nave scuola" e non ebbi nemmeno la
compiacenza di scattargli una foto ricordo! Adesso non sarebbe
possibile fotografarlo perché l'ho smontato e "cannibalizzato"
anni fa, ma non è detto che, prima o poi, non trovi il tempo di
riassemblarlo.
Il
"qui presente" Asso, autoprogettato, invece, è stato il
secondo in ordine cronologico, ed era ancora un classe A obbligata (altrimenti detto single ended, con una sola valvola nello stadio di potenza).
Suonava
decisamente meglio del kit di NE, e non solo perché il finale di
potenza era realizzato intorno a Sua Eccellenza la 300B (per me il
migliore fra i triodi di potenza a riscaldamento diretto per impiego
audio)...
Lo
stadio pilota era realizzato con due Philips 5814A (una versione
della ECC82/12AU7) le cui due sezioni di ognuna erano collegate in
parallelo. Le due valvole erano poi collegate tra loto in SRPP e
direttamente con la 300B, senza condensatori o trasformatori di mezzo. Tutti e tre i filamenti erano accesi con
tensioni continue e stabilizzate (a 6,3V le ECC82 e a 5V la 300B),
infatti gli integrati stabilizzatori per i filamenti delle ECC82 si
vedono in primo piano montati sulle rispettive alette di
raffreddamento, mentre l'aletta dell'integrato che alimentava il
filamento della 300B Electro Harmonix Gold si intravede nella parte posteriore.
Lo
provai, insieme ad un amico chitarrista, con un preamp Marshall JMP-1
e una 4 x 12 con i Celestion Vintage 30. L'esperienza fu
indimenticabile (!)... in senso positivo! Infatti il suono di questo finale, caldo, raffinato, spaziale ma allo stesso tempo diamicissimo, dettagliato e smorzato in tutto il range di potenza disponibile (altra differenza basilare con i soliti push pull controreazionati a pentodi, che a basso volume tendono spiù che altro a zanzarare), contribuì in modo determinante a far uscire dai quattro altoparlanti una "crema" gustosa e genuina che non è facile da trovare in giro (provare per credere, sto realizzando un nuovo finale, ancora più evoluto, che fa parte del progetto Voyager X e può essere equipaggiato, udite udite, sia con la 300B che con 6550, a scelta).
Non credo, comunque, di essere stato il primo ad aver inserito un finale dalla risposta lineare (per quanto possibile...) e Hi Fi in un sistema di amplificazione per chitarra elettrica...
La potenza misurata a 1KHz dell'Asso di Picche era di 13W RMS (circa 25W musicali) ai primi cenni di clipping. Può sembrare poco, ma alzando il volume tramite il JMP-1, quella volta a casa del mio amico, cominciavano letteralmente a tremare i muri, anche se i nostri timpani non soffrivano affatto, anzi...
Questo, invece, è il preamplificatore che avrebbe dovuto dare, nelle mie intenzioni, un significato al nome "Grand Slam", che poi ha meritato il clean booster (pur sempre un preamplificatore) che porta lo stesso nome ed è presentato in un apposito post di questo blog.
Lo realizzai su richiesta di un amico, lo stesso che mi diede da "taroccare" il Fender Hot Rod De Ville e possiede anche un Hot Rod De Luxe che, invece, conserva in versione originale e mi ha fatto soltanto revisionare e riparare (a causa delle alte tensioni in gioco si erano staccate alcune saldature sotto gli zoccoli delle 6L6 rendendo il contatto elettrico labile, ci volle poco a trovare l'inghippo e risolverlo).
Questo chitarrista cercava un qualcosa che potesse dargli un'alternativa tonale a quella dei già ottimi e caratteristici preamplificatori di bordo dei suoi combo Fender.
Come distorsione usa anche un Tube Screamer, quindi non era strettamente necessario preparargli un preamp a due canali...
Fu così che colsi l'occasione per sperimentare, evolvendolo a modo mio, il progetto di un preamplificatore che avevo sempre ammirato per la bontà congiunta alla relativa semplicità circuitale: l'Alembic F-2B, che tra l'altro va benone sia con la chitarra che con il basso elettrici (a sentire la Alembic va bene anche per i violini e c'è chi lo usa con lo stick).
Fu la prima volta che misi su una serigrafia per una delle mie realizzazioni e non venne un granché bene, come si può vedere dalla foto, perché l'amico era impaziente di averlo e mi mise una certa fretta.
Sempre dalla foto si riconoscono i controlli dell'F-2B, cioè BASS, MID, TREBLE, BRIGHT e VOLUME. Si vede anche che ho aggiunto il CONTOUR e il TREBLE SHIFT, quest'ultimo, in perfetto stile Mesa Boogie, serve a spostare la banda di intervento del controllo TREBLE verso la zona delle medie frequenze. Il CONTOUR, invece, è un parametrico che agisce rendendo più profonde o, al contrario, asciugando tutta la banda di frequenze che vanno dai bassi più profondi alla zona dei medi, come in uno dei canali della Marshall JCM 2000. Il controllo, se tenuto a metà corsa della manopola (o zero), è come se non ci fosse.
Queste sono delle soluzioni aggiuntive che rendono più versatile il preamp, ma non è questo il suo vero asso nella manica.
Non lo è nemmeno il fatto che è stato realizzato intorno ai JFET e non intorno alla ECC83 (ma sfiderei chiunque non lo sapesse a indovinare la verità, come ho già fatto con altri progetti realizzati a JFET e si stentava a credere che non si trattasse di valvole).
Sul perché impiego spesso, ma non sempre, gli amati JFET (piccoli triodi a stato solido, come ama chiamarli qualcuno) al posto delle valvole in alcuni progetti l'ho spiegato nel post dedicato all'overdrive/distorsore Shocking Velvet e quindi non lo ripeterò.
Il circuito è, comunque, più sofisticato di quello dell'Alembic F-2B, anche se l'ho realizzato in versione mono e non necessita degli alimentatori stabilizzati per l'accensione dei filamenti che altrimenti avrei implementato se avessi usato le valvole. Infatti, tra l'altro, anche per altri motivi, questo preamplificatore non fa sentire alcun ronzìo, ma soltanto un po' di fruscìo col volume al massimo. E' anche vero che l'inevitabile fruscìo, congenito a qualsiasi elemento attivo, valvole comprese, è più basso nei JFET che nei transistor bipolari.
L'amico impiega il preamp collegandolo tra la chitarra e la presa POWER AMP IN dei suoi combo Fender, anzi, più propriamente, tra il pedale Tube Screamer e i power amp in.
L'alternativa ai preamp di bordo c'e', ed è una vera... alternativa.
I risultati timbrici e dinamici sono più che soddisfacenti sia col suono pulito che col distorsore attivato e, su richiesta, potrei anche replicarne qualche esemplare, realizzando. ovviamente, una serigrafia più decente...
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