Oggi, per la prima volta, l'acquirente di un mio battipenna precablato
(geograficamente poco distante da me), ha ritenuto opportuno completare la schermatura elettromagnetica della sua Strat e, non sentendosela di affrontarla da solo, è venuto dal sottoscritto per far eseguire il lavoro.
In verità non lo avevo ancora mai eseguito neanche su nessuna delle mie chitarre(!!!), per il semplice motivo che, oltre a strimpellare solo per i fatti miei nei pochi ritagli di tempo che mi restano, non ho neanche il tempo materiale di farlo. La classica storia del calzolaio che va in giro con le "scarpe rotte"...
Fino ad oggi l'avevo fatto solo su alcuni pedali e amplificatori dall'involucro esterno non metallico.
Di seguito le foto dell'operazione appena terminata, eseguita impiegando il classico foglio di rame adesivo, preparato in diversi ritagli dalle forme e dimensioni opportune, poi resi un tutt'uno conduttivo tramite alcune saldature a stagno.
Essendo anche il retro del battipenna interamente ricoperto da uno strato di materiale conduttivo (in questo caso foglio di alluminio, ma non semplice carta stagnola), una volta installato il nuovo battipenna, si è venuta a creare una gabbia faradica connessa a massa, che avvolge interamente tutta la parte elettrica della chitarra proteggendola da buona parte dei disturbi di natura elettromagnetica che, altrimenti, avrebbe liberamente captato e trasmesso all'amplificazione insieme al segnale musicale.
In questo caso, per assicurare la continuità elettrica tra il foglio di alluminio e il rivestimento in rame, ho adottato un filo terminato con un occhiello, che partiva dal punto di massa del battipenna ed è quindi stato avvitato al rame.
Le grinze che si vedono dalle foto, nonostante la loro "antiesteticità" (che poi la schermatura rimarrà invisibile all'occhio, quindi...) sono difficili da evitare e, comunque, oltre ad essere più basse di quanto non sembrino, non creano nessunissimo problema funzionale.
Aggiornamento del 06/06/2017:
Nelle foto sotto la schermatura del battipenna, ottenuta con foglio di alluminio. E' vero che l'alluminio, a differenza del rame, non si può saldare a stagno ma in questo caso ciò non è necessario, in quanto il foglio di alluminio (ben incollato al battipenna) sarà a stretto contatto fisico ed elettrico con i potenziometri, a loro volta collegati direttamente a massa.
A parte questo, per l'impiego specifico in questione preferisco comunque l'alluminio perché, a parità di spessore (o spessori comunque molto vicini) credo che abbia un effetto "specchio" migliore nei confronti delle radiazioni elettromagnetiche (disturbi...). Occorre ricordare che anche la luce visibile che vediamo riflessa negli specchi è composta da radiazioni elettromagnetiche di lunghezze che vanno dai 0,4 agli 0,7 nano metri. Con i 50 Hz della tensione alternata di rete, purtroppo, a differenza dei disturbi ad elevate frequenze, non è sufficiente questo genere di schermatura... ma credo lo stesso che sia pur meglio di niente.
03/11/2016: ARTICOLO DA RIVEDERE E AGGIORNARE IN BASE ALLE ESPERIENZE ACQUISITE SUCCESSIVAMENTE (QUINDI PRATICAMENTE OBSOLETO)
08/06/2016: Articolo in revisione
Ultima revisione del 04/12/2015
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In
una produzione industriale di serie si comprende facilmente come non
sia facile realizzare una buona schermatura delle chitarre in modo
automatizzato, perché richiedendo le operazioni necessarie una certa
mano d'opera, sarebbero relativamente troppo costose. Uno dei tipici
casi, a quanto sembra, per i quali "se vuoi una cosa fatta
davvero bene, devi fartela da te".
Quante
volte non solo con modelli Squier, come la mia, ma anche imbracciando
una Stratocaster o una Telecaster abbiamo osservato che togliendo le
mani dalle corde si sentisse un ronzìo che altrimenti non si notava
e che nell'istante in cui si rimette una mano sulle corde (oppure sul
ponte o sulle meccaniche) si sente un "tic" più o meno
pronunciato provenire dagli altoparlanti, nello stesso momento in cui
il ronzìo
sparisce (o, piuttosto, si attenua notevolmente).
Accade
anche che una chitarra appena acquistata sia silenziosa, ma cominci a
diventare rumorosa nei mesi successivi. In questo caso penso non ci
siano dubbi che per quanto decente possa essere la schermatura
originale, le saldature non siano comunque un granchè, in quanto è
tipico proprio delle saldature fredde (ovvero non ben riuscite)
cominciare a farsi sentire dopo qualche tempo. Ciò accade anche e
più negli amplificatori, dove i segnali elettrici sono più
consistenti.
Nell'elettronica
di una chitarra tra le saldature più difficili ci sono quelle sui
potenziometri, i quali oltre a soffrire per il riscaldamento che
subiscono, hanno le carcasse che presentano superfici relativamente
estese e quindi tendono a fare da alette di raffreddamento,
contrastando la corretta riuscita delle saldature stesse.
Anche
per questo motivo, stante la necessità del cablaggio a stella delle
masse, sceglierei come centro stella il negativo della presa jack
piuttosto che la carcassa del potenziometro del volume. Un altro
accorgimento consigliabile, anche se può sembrare esagerato, è
quello di usare, per ogni dispositivo da collegare a massa al centro
stella, non solo fili elettrici dello stesso diametro, ma anche della
stessa lunghezza. Cosi saremo sicuri di aver scongiurato qualsiasi
ronzante loop di massa.
Schermature
elettromagnetiche pure eseguite a regola d'arte spesso non possono
evitare che i pick up intercettino anche campi elettromagnetici
indesiderati dato che, per loro natura, sono delle antenne interessate
non solo dal movimento delle corde (le quali occupano soltanto uno
spazio limitato nella “visuale” dei pick up stessi), ma anche
tutti i disturbi di natura elettromagnetica che riescano ad investire
gli avvolgimenti (bobine di filo di rame smaltato) dei pick up. Se le
bobine non vengono opportunamente schermate, infatti, ecco che
captano anche i campi magnetici provenienti dalle altre direzioni,
ovvero i disturbi. Per questo motivo ritengo indispensabile, a
differenza dei pur ottimi lavori descritti da altri chitarristi
amanti del "fai da te" nei varii siti internet, provvedere
di schermo ogni singolo pick up, laddove sia possibile.
Le
bobine dei pick up, quindi, producono ai loro capi (e quindi tra i
fili positivo e negativo) segnali di tensione variabile (come
qualsiasi altro conduttore immerso in un campo magnetico variabile)
non soltanto quando il campo magnetico variabile viene prodotto dai
magneti eccitati dal movimento delle corde, ma anche quando captano
qualsiasi altro campo irradiato nello spazio circostante, come per esempio
quelli prodotti dalla corrente alternata a 50Hz che passa nei cavi di
rete che vanno ad alimentare l'amplificatore o altre apparecchiature
domestiche, oppure provenienti dal telefono cellulare durante una
telefonata.
Il
fatto che i disturbi elettromagnetici investano praticamente allo
stesso modo e contemporaneamente le due bobine di un humbucker o di
due single coil di una Strato col selettore in posizione 2 o 4 sta
alla base del trucco per il quale essendo le due bobine avvolte in
senso opposto l'una rispetto all'altra la somma algebrica dei segnali
prodotti dalle stesse sia praticamente un segnale nullo.
I
segnali prodotti dalle due bobine sono comunque in opposizione di
fase, ovvero a 180 gradi l'uno rispetto all'altro.
Dovrebbe
toccare la stessa sorte anche ai segnali prodotti dal movimento delle
corde, se non fosse per il fatto che i magneti della bobina, il cui
avvolgimento è realizzato con fase opposta, sono pure inseriti con i
poli invertiti (motivo per cui questi pick up vengono indicati come
RW/RP, cioè “reverse wound/reverse polarity”). Infatti, avendo
ogni magnete un polo Nord e un polo Sud, se nel single coil al manico
o nella metà verso il ponte (per esempio) di un humbucker i magneti
sono inseriti con i poli N puntati dalla parte delle corde, nel
single coil centrale o nella metà dell'humbucker più lontana dal
ponte, che hanno già le bobine invertite di fase (RW), i magneti
saranno montati con i poli Sud che questa volta puntano verso le
corde (RP).
In
questo modo, quando i segnali di tensione prodotti dalle bobine in
controfase dovuti a campi elettromagnetici "inquinanti" si
ritrovano invertiti di 180 gradi, quelli dovuti alla vibrazione delle
corde subiscono un'ulteriore inversione di 180 gradi dovuta alla
polarità capovolta dei magneti, per un totale di 360 gradi (quindi come se
fossero 0 gradi), per cui il segnale utile, o musicale, che ne sortisce
si ritrova esattamente in fase con quello prodotto dall'altro single
coil o dalla seconda metà dell'humbucker. Per ciò non si elidono a
vicenda, ma si sommano (negli humbuckers, fornendo così un segnale
di uscita elevato) o si ritrovano in parallelo (nel caso dei single
coil, dove l'ampiezza del segnale risultante è in pratica quella di
un solo pick up, ma la timbrica è certamente diversa da quella dei
due presi singolarmente, e un esempio per tutti è il famoso “fuori
fase” delle Strato nelle posizioni 2 e 4, che tanto amiamo).
Ecco
quindi svelato l'effetto humbucking, ma anche il perchè con i single
coil che lavorano da soli (posizioni 1, 3 e 5 nelle Strato) l'inquinamento elettromagnetico ambientale, se captato direttamente dalle bobine dei pick up, è
impossibile da eliminare. Altra azione efficace, dopo
aver schermato al meglio la chitarra, è quella di combattere i
disturbi alla fonte, per cui una buona schermatura dell'amplificatore
e delle altre apparecchiature, oltre ad una corretta messa terra
dell'impianto elettrico, risulta davvero importante.
D'altra
parte non è neanche vero, come sostiene qualcuno, che una buona
schermatura della chitarra sia un lavoro inutile: allora non varrebbe
nemmeno la pena di procurarci dei cavi schermati di buona qualità
per collegare la chitarra all'amplificatore... giusto? Provate un po'
a fare il collegamento chitarra-amplificatore
(anche
se la chitarra è dotata soltanto dei silenziosi humbuckers) tramite
un cavo costruito utilizzando come conduttori positivo e di massa due
fili singoli, invece che il solito coassiale dalla massa (o calza)
schermante!! Allora perchè potremmo, invece, permetterci di
trascurare la schermatura dei conduttori di segnale quando sono
ancora all'interno della chitarra?
Per
quanto riguarda la sicurezza personale, sono senz'altro d'accordo con chi collega a massa (centro stella)
gli elementi della chitarra che vanno a diretto contatto con le mani,
i quali fanno capo al ponte, interponendo tra il filo di collegamento
a massa del ponte e il centro stella un condensatore. Un buon esempio lo potete trovare leggendo quanto riportato dell'accordiano Floyd (vedi articolo pubblicato su Accordo: http://chitarra.accordo.it/article.do?id=2316 ).
Egli ha
usato un componente da 0,33 uF/250V, mi sembra che si trattasse di un
ceramico, ma io preferisco adoperarne uno da 630V (MKP o MKT), per
maggior sicurezza. Già
0,22 uF (micro Farad, da non confondere con i nF, o nano Farad)
dovrebbero andare bene. Il
condensatore, come è noto, blocca ogni componente di corrente
continua, ma lascia passare verso massa/terra le componenti alternate
da eliminare, come ronzìi e altri disturbi, sia nel campo delle
frequenze udibili che superiori. Veramente farò delle prove, con e
senza questo condensatore e, se l'orecchio dovesse valutare che in
entrambe le situazioni il risultato non cambia, allora lascerò
sicuramente il condensatore di sicurezza al suo posto.
Sono
profondamente convinto che l'ottenimento della massima silenziosità
possibile (alias difesa dai disturbi di natura elettromagnetica) nei primi stadi di
processamento del segnale audio (quando esso è più vulnerabile ed
influenzabile) possa ripagare in termini di qualità e resa sonora,
in modo sorprendente. Lo considero un fattore non meno importante
delle prestazioni "di targa" della strumentazione stessa. I
risultati ottenuti con i miei pedali e amplificatori, fino ad ora
sembrano avermi dato ragione... A presto!
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